mercoledì 5 luglio 2017

Riflessioni sulla traslazione delle spoglie di Vittorio Trancanelli dichiarato Venerabile dalla Curia di Roma


Ho conosciuto Vittorio e ho lavorato con Lui per circa 20 anni con passione ed entusiasmo a favore di malati molto impegnativi  nel campo della Chirurgia Generale e dei Trapianti d’organo dapprima  nell’Ospedale Perugino di Monteluce e successivamente in quello di S. Maria della Misericordia. Facevamo parte della Scuola prestigiosa del compianto Prof. U. Mercati che oltre ad essere stato un grande Maestro per entrambi, per Vittorio rappresentò circa 40 anni fa l’ancora di salvezza per la sua vita mediante  un mirabile e tempestivo intervento d’urgenza.
Era una Persona estremamente mite,  molto discreta e di poche parole, ma efficace nel trattare professionalmente  i malati  Sono certo che viveva soltanto per il suo lavoro, per lo studio e per rinnovare e rinsaldare il suo Credo religioso che aveva posto con estrema coerenza come base della sua esistenza. Il suo motto di vita era quello di fare il Bene sempre e comunque. Svolgeva il suo lavoro avendo come fine ultimo quello di donare una vita normale ai malati senza dare alcun valore al denaro. Spesso mi parlava della sua devozione verso il Padre Eterno e verso la Madonna, ma aveva scarsa considerazione verso il culto esagerato e poco intimo verso alcuni Santi (fatto di pellegrinaggi, novene e processioni), anche perché pensava che la santificazione di un Credente era preceduta da un iter artificioso fatto da indagini, di espletamento di una serie di cause, con l’impiego di avvocati, di Postulatori e di conseguenza con l'impiego di tanto denaro. La sua semplicità di vita   contrastava, ne sono certo, con tale tipo di burocrazia.   In breve aveva una Fede di una persona adulta maturata nello studio e nella preghiera e nella concretezza della sua vita. Non so immaginare cosa oggi potrebbe pensare  in proposito dato che anche Lui si sta avviando ad essere santo. Non credo che in vita  avesse traguardi di questo tipo anche perché non amava essere in prima pagina, non amava ricevere elogi soprattutto di bontà perché era convinto che Buono era soltanto DIO. A proposito della  traslazione della sua Salma dalla Parrocchia di Cenerente  alla Cappella del nostro Ospedale cittadino desidero fare delle considerazioni  dopo aver sentito il commento quasi unanime di molti fedeli che hanno partecipato alla Celebrazione. Si è  ritenuto poco appropriato, proprio conoscendo lo stile di vita di Vittorio, di permettere il libero ingresso all’interno della Cappella, dove si svolgeva la cerimonia religiosa, soltanto ai fedeli muniti di un Pass da esibire al personale addetto alla sorveglianza.
Perdonatemi, ma era una cerimonia religiosa, non era un avvenimento sportivo o uno spettacolo di altro genere in cui per partecipare era necessario esibire un biglietto o un Pass. Al contrario l’ingresso doveva essere libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Questa decisione è risultata contraddittoria dato che la Curia aveva pubblicizzato l'evento attraverso Omelie e manifesti presenti nelle Chiese e in molti luoghi pubblici con lo scopo di estendere la partecipazione a molti cittadini della Diocesi Perugina. Probabilmente interessava agli Organizzatori in particolare il colpo  d’occhio di una processione molto affollata  lungo alcune vie della Città, anche perché un evento del genere, a detta del Vescovo, non si viveva da secoli a Perugia. Interpretando il pensiero di molti ho voluto esprimere anche il mio convincimento a proposito della cerimonia che ha avviato il cammino di beatificazione di Vittorio Trancanelli il quale non avrebbe gradito questo atteggiamento da parte degli organizzatori  in quanto in vita non aveva mai amato   privilegi   di qualsiasi  genere. 
Desidero inoltre esprimere in questa occasione la sorpresa di molti partecipanti alla cerimonia nel vedere in circolazione un opuscolo (distribuito nelle chiese) redatto e stampato con tecnica fumettistica che aveva come oggetto la biografia del futuro Beato riprodotta con rappresentazione  di scene molto tristi, piene di sofferenza indicibile che nulla hanno a che vedere con la speranza cristiana e la riservatezza di cui era imperniata la vita terrena di Vittorio. Anche in questo caso un testo poco rispettoso e poco appropriato della vita intima di Vittorio, che si poteva evitare.
A prescindere da queste umane considerazioni,  sono certo che la Comunità Perugina ha accolto con tanto entusiasmo la decisione di rendere Venerabile la Figura di Vittorio, come Medico e come Credente che ha donato tutta la sua vita agli altri e il cui motto costante è stato fino alla fine "Mi fido di Dio", malgrado le tante difficoltà incontrate e superate con coraggio. Sono convinto che avendo vissuto coerentemente il Vangelo   meriti di essere Santificato.